Si parla della fusione.
"Egregio Direttore,
se fosse vera la logica secondo cui ad un accrescimento delle dimensioni dell'ente si correla una direttamente proporzionale riduzione dei costi e un progressivo efficientamento della macchina amministrativa, allora Comuni quali Milano, Torino, Napoli e Roma dovrebbero essere degli esempi emblematicamente virtuosi di gestione del denaro pubblico e di semplificazione burocratica: cosa assolutamente opinabile.
Al contrario, possiamo ammirare una tendenza nettamente opposta: al crescere della grandezza di un qualsiasi ente locale, aumentano la dispersione delle risorse economiche e la complicatezza della burocrazia, mentre diminuiscono il potere di controllo della cittadinanza sull'operato degli eletti e la capacità di questi ultimi di mantenere e tutelare adeguatamente il territorio (che spesso si fatica a conoscere nella sua interezza).
Andando oltre alle ragioni tecniche, di cui ho già avuto modo di discutere in precedenti occasioni, uno dei principali motivi che mi portano a considerare negativamente la fusione è proprio il distaccamento che essa inevitabilmente provocherebbe tra amministrazione e comunità territoriale.
Altresì, è cosa nota il fatto che i piccoli Comuni siano il grande baluardo di qualsiasi democrazia matura, in quanto è in essi che la politica, trovando diretto contatto con la realtà quotidiana, si umanizza, mettendosi concretamente al servizio della persona.
Temo qualsiasi cambiamento che allontani le istituzioni dai cittadini, diminuendo i centri decisionali e accentrando il potere nelle mani di rappresentanze sempre più ristrette.
Enormi riserve possiedo inoltre in merito al ruolo e al peso che potrebbero assumere i partiti politici in tale nuova prospettiva, il tutto ovviamente a discapito della società civile e delle forme con cui essa politicamente si esprime: le liste civiche.
Sono profondamente convinto che fra il Comune di Ponte Dell'Olio e quello di Vigolzone possano esistere (e debbano esistere) forme di collaborazione amministrativa più strette e capillari; e questo senza la benché minima esigenza di andare ad intaccare la reciproca autonomia delle due comunità, che personalmente reputo giusto mantenere in ossequio alle intrinseche e differenti peculiarità storiche, economiche e sociali dei due paesi."
se fosse vera la logica secondo cui ad un accrescimento delle dimensioni dell'ente si correla una direttamente proporzionale riduzione dei costi e un progressivo efficientamento della macchina amministrativa, allora Comuni quali Milano, Torino, Napoli e Roma dovrebbero essere degli esempi emblematicamente virtuosi di gestione del denaro pubblico e di semplificazione burocratica: cosa assolutamente opinabile.
Al contrario, possiamo ammirare una tendenza nettamente opposta: al crescere della grandezza di un qualsiasi ente locale, aumentano la dispersione delle risorse economiche e la complicatezza della burocrazia, mentre diminuiscono il potere di controllo della cittadinanza sull'operato degli eletti e la capacità di questi ultimi di mantenere e tutelare adeguatamente il territorio (che spesso si fatica a conoscere nella sua interezza).
Andando oltre alle ragioni tecniche, di cui ho già avuto modo di discutere in precedenti occasioni, uno dei principali motivi che mi portano a considerare negativamente la fusione è proprio il distaccamento che essa inevitabilmente provocherebbe tra amministrazione e comunità territoriale.
Altresì, è cosa nota il fatto che i piccoli Comuni siano il grande baluardo di qualsiasi democrazia matura, in quanto è in essi che la politica, trovando diretto contatto con la realtà quotidiana, si umanizza, mettendosi concretamente al servizio della persona.
Temo qualsiasi cambiamento che allontani le istituzioni dai cittadini, diminuendo i centri decisionali e accentrando il potere nelle mani di rappresentanze sempre più ristrette.
Enormi riserve possiedo inoltre in merito al ruolo e al peso che potrebbero assumere i partiti politici in tale nuova prospettiva, il tutto ovviamente a discapito della società civile e delle forme con cui essa politicamente si esprime: le liste civiche.
Sono profondamente convinto che fra il Comune di Ponte Dell'Olio e quello di Vigolzone possano esistere (e debbano esistere) forme di collaborazione amministrativa più strette e capillari; e questo senza la benché minima esigenza di andare ad intaccare la reciproca autonomia delle due comunità, che personalmente reputo giusto mantenere in ossequio alle intrinseche e differenti peculiarità storiche, economiche e sociali dei due paesi."
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