lunedì 21 novembre 2016

Perché (ancora) NO

Il 4 dicembre saremo chiamati ad esprimerci sulla proposta di riforma costituzionale approvata dal Parlamento.
La consultazione referendaria sarà di estrema importanza, in quanto con essa ci appresteremo ad andare incontro ad uno spartiacque decisivo della storia repubblicana.
Per quanto mi riguarda, voterò NO.
Spiego brevemente i motivi della mia scelta.

1) L'aspetto insensato.
Un Senato NON più elettivo, composto da consiglieri regionali/sindaci dotati dell'immunità parlamentare e che, oltretutto, farebbero i senatori a tempo parziale (i due ruoli sono difficilmente compatibili), è forse una delle idee più orribili e malsane che potessero propormi.
Se proprio si ritenesse un problema la presenza del Senato (cosa opinabile), allora l'unica soluzione sarebbe abolirlo completamente.

2) Il cappio al collo.
L'inserimento del binomio "Unione Europea" per 12 volte nella nostra Costituzione, in particolar modo nell'articolo 117 ("La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento dell'Unione Europea e dagli obblighi internazionali"), determinerà una completa sottomissione del nostro ordinamento giuridico alla volontà (esterna) della Commissione Europea.
Ciò significa che, in un ipotetico futuro, se da Bruxelles emanassero direttive contenenti disposizioni volte ad impegnare Governo e Parlamento, ad esempio, a tagliare porzioni di spesa nei comparti della sanità o dell'istruzione, oppure ad imporre nuove tipologie di tasse e imposte (o aumentare quelle esistenti), lo Stato italiano non avrebbe più facoltà di opporvisi, ma dovrebbe servilmente assecondare tali ordini dall'alto.

3) I finti risparmi.
La riforma costituzionale oggetto di referendum punta a modificare 47 articoli su 139, risultando la più corposa mai proposta dal 1948 ad oggi: è una vera e propria riscrittura della Carta, non una semplice modifica.
A giustificazione di questo vasto cambiamento, avremmo un risparmio certo di soli 57,7 milioni di euro (nota protocollo 83572, Ragioneria Generale dello Stato): una somma irrisoria, che nemmeno lontanamente potrebbe fungere da contropartita.

4) Dignità cercasi.
L'attuale Parlamento, eletto a febbraio 2013 con una legge elettorale dichiarata incostituzionale (Sentenza 1/2014, Corte Costituzionale), ha visto finora il cambio di schieramento di ben 336 parlamentari.
Date queste due condizioni, quale legittimazione politica e morale possono avere i membri delle due camere per assumersi la responsabilità di mutare la nostra Carta?
A mio parere, nessuna (nessuna!)

5) Un po' di ironia.
L'affermazione "Anche se la riforma non è il massimo, bisogna comunque cambiare la Costituzione perché è troppo tempo che ci si sta provando, senza successo" è quasi come dire: "Ho una moglie bellissima ma, siccome stiamo insieme da 20 anni, ho voglia di tradirla con la prima che passa, anche se palesemente più brutta".
Io non sono sposato, però ipotizziamo che lo sia.
Ecco, diciamo che se proprio volessi mettere le corna alla mia consorte, perlomeno cercherei di farlo con una donna per la quale veramente ne valga la pena, altrimenti mi terrei stretto quella che ho.

9 commenti:

  1. https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10211346228320689&id=1510383274

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    1. Classico esempio dell'ipocrisia dell'attuale classe dirigente.
      Direi che non possiamo più stupircene.

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  2. Caro Alessandro non sono a commentare per fare propaganda a qualcuno né per convincere altri circa la bontà o l’inadeguatezza della riforma(ognuno ha le proprie opinioni), ma per cercare di capire guardando i fatti che citi anche da un’altra angolazione.
    Il confronto delle idee fa bene a tutti.
    Ovviamente il tema è molto più complesso e richiederebbe una mole di precisazioni, confutazioni e riferimenti normativi che il mezzo (web)non è in grado di rappresentare con la necessaria ma non sempre possibile sintesi.
    Vediamo allora come si possono diversamente e lecitamente intendere alcune cose che hai riportato.
    Punto 1) L'aspetto insensato e l’Immunità dei politici.
    La motivazione che sostieni è un’affermazione (opinione) che non trova reale riscontro nelle altre democrazie occidentali (vedi elezione senato) né risulta del tutto peggiorativo nei fatti (immunità).
    Circa l’insensatezza siamo in buona compagnia con molti Paesi in cui ciò che chiami insensato funziona a meraviglia. In Germania, tanto per fare un esempio, nessuno si strappa i capelli accampando motivazioni fasulle per l’elezione del Bundesrat.

    Il “senato” tedesco, infatti, non è una vera e propria seconda camera, in quanto in Germania per loro fortuna non esiste un bicameralismo perfetto come da noi.

    Il Bundesrat si occupa solo di specifiche materie stabilite per legge, che in genere riguardano gli interessi dei singoli Land (regioni) e di eventuali proposte di legge di riforma costituzionale. Ha, inoltre, potere di iniziativa legislativa su tutte le materie, ma non vota la fiducia al governo.
    Non solo: i suoi membri sono nominati dai singoli governi locali.

    La riforma del Senato proposta in Italia, a ben vedere, è un riadattato copia–incolla del collaudato sistema tedesco.

    Per quanto concerne il problema dell'immunità, che è bene chiarire non significa impunità, rilevo un’evidenza inoppugnabile; oggi abbiamo 315 senatori coperti dall’immunità parlamentare, con l’eventuale riforma, soggetta a conferma referendaria, al senato ne resteranno salvaguardati solo un centinaio, ossia 215 in meno (-) degli attuali.
    Non è il massimo di quello che si chiedeva, ma è pur sempre un miglioramento rispetto alla situazione in atto.
    GIOVANNI ALBERONI
    SEGUE:

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  3. Punto 2 – Il cappio al collo e la potestà legislativa delegata.
    Affermi che:“se da Bruxelles emanassero direttive contenenti disposizioni volte ad impegnare Governo e Parlamento a rimanere in linea con le direttive dell’Unione lo Stato italiano non avrebbe più facoltà di opporvisi, ma dovrebbe servilmente assecondare tali ordini dall'alto.”

    La prima modifica all’art. 117, 1° comma, della Costituzione attualmente in atto, venne apportata nella l. costituzione il 18 ott. 2001 nr. 3 (Gov. Amato) -

    Secondo tale modifica «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento COMUNITARIO e dagli obblighi internazionali, e tale resta tuttora.

    In quell’articolo si parla di ordinamento COMUNITARIO perché questa era, al momento della modifica, la situazione di riferimento in atto. Nel nuovo articolo il termine COMUNITARIO cambia in “dell’Unione Europea”

    Breve excursus: La COMUNITA' EUROPEA (abbreviata in CE) è nata il 25 marzo 1957, quando sei Stati (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi) firmarono i trattati di Roma, che entrarono in vigore il 1º gennaio 1958, dando così vita effettiva alla Comunità economica europea (abbreviata in CEE).

    La parola economica fu rimossa dal nome a seguito del Trattato di Maastricht (1992) che fece della Comunità europea (CE) il "Primo pilastro" dell'azione della futura UNIONE EUROPEA (UE).

    L'UNIONE EUROPEA inizia a prendere corpo con il Trattato di Maastricht (1992) e unisce nella stessa struttura la Comunità Economica Europea, poi Comunità Europea, la Politica Estera e di Sicurezza Comune e la cooperazione in materia di giustizia e affari interni.
    L'UNIONE EUROPEA (UE o Ue) è un'organizzazione internazionale politica ed economica di carattere sovranazionale, che comprende 28 paesi membri indipendenti. La sua formazione sotto il nome attuale risale, come si è detto, al trattato di Maastricht (1º novembre 1993), al quale gli stati aderenti sono giunti dopo un lungo percorso intrapreso dalle COMUNITA' EUROPEE PRECEDENTEMENTI ESISTENTI e attraverso la stipulazione di numerosi trattati, che hanno contribuito al processo di integrazione europea.

    Non entro nel merito degli accordi, pur avendo una mia opinione, né voglio sostenere che i trattati fossero giusti o sbagliati, ma certifico solo che questi sono i fatti certificati che ci riguardano.

    Con l'adozione del TRATTATO DI LISBONA (1º dicembre 2009) la Comunità, come precedentemente intesa, formalmente, NON ESISTE più (è stata assorbita dall'UNIONE EUROPEA).

    A questo punto mi domando cosa mai avrebbero dovuto scrivere gli attuali costituenti nell'art. 117 aggiornato, dove il termine “comunitario” viene semplicemente corretto in “dell’UNIONE EUROPEA”, visto che dal 2009 la comunità come tale è diventata UNIONE EUROPEA.

    Va detto inoltre che il rispetto dei famosi vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione, indicati nel nuovo testo dell’art. 117, sono esattamente gli stessi riportati nella Costituzione attuale che si vuole mantenere.

    E non può essere che un qualunque Governo/maggioranza parlamentare in carica o una qualunque Regione, che stante il malfunzionamento del Titolo V esistente (vedi i continui contenziosi tra Stato e Regioni), ha totale facoltà potestativa di legiferare quasi su tutto, ci sia chi possa autonomamente decidere dalla sera alla mattina di rendere operative leggi che siano in contrasto o incompatibili con precedenti accordi internazionali regolarmente sottoscritti e riconosciuti dagli stati contraenti.
    GIOVANNI ALBERONI - SEGUE:

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  4. Continua Punto 2) seconda parte
    Credo, da profano, che ci siano (e ci sono) motivazioni e/o necessità garanti dei trattati internazionali, se anche altri Stati importanti, su questa materia hanno impegni e vincoli costituzionalmente definiti.

    Vedi, ad esempio, la Costituzione della V REPUBBLICA FRANCESE (4 ottobre 1958) – TITOLO VI. TRATTATI ED ACCORDI INTERNAZIONALI - Art. 55. - I trattati o accordi regolarmente ratificati o approvati hanno, appena pubblicati, un'EFFICACIA SUPERIORE a quella delle leggi, con la riserva, per ciascun accordo o trattato, della sua applicazione dall'altra parte contraente."

    Stante quello che passa dalle nostre parti (abbiamo 60 milioni di esperti costituzionalisti con altrettante sicure ricette) viene il sospetto che i Costituenti francesi siano stati tutti rincoglioniti e un po’ sprovveduti nell’approvare una simile norma.

    Sarà forse perché in Francia nessun commento “travagliato”e/o illuminato parere della curva sud esperta domenicale di Costituzioni, ha spiegato loro sul Web come ci si deve comportare con il diritto internazionale.

    Fermo restando che ognuno possa lecitamente desiderare e spendersi per il modello di Costituzione che preferisce, va detto che per noi comuni mortali (non addetti ai lavori) il tema della Carta è un tantino più complesso, giacché riguarda i trattati e le violazioni del diritto internazionale da parte degli Stati, delle conseguenze giuridiche che ne derivano, nonché delle sanzioni e misure di attuazione applicabili nei confronti degli Stati autori delle violazioni.

    Lo Stato e le Regioni, infatti, sono tenuti al rispetto tanto del diritto comunitario che di quello internazionale (sia pattizio che consuetudinario).

    Va poi detto che “ La prevalenza del diritto di origine comunitaria sul diritto nazionale contrastante fa riferimento all’art. 11 della Costituzione («L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni»); disposizione che la Corte costituzionale ha utilizzato per fondare la legittimità costituzionale delle leggi di ratifica ed esecuzione dei trattati europei”.

    Possiamo decidere anche di rigettare i trattati sottoscritti, di ridiscuterli o di non rispettarli più dalla sera alla mattina, di ritirarci tutti in Val Brembana a coltivare le ortiche e a tagliare i ponti con il mondo, ma non possiamo ignorare l’esistenza e i vincoli che in questo momento ci legano ad altre realtà e che ci rendono credibili solo se rispettiamo i patti concordati fino ad una eventuale loro rinegoziazione.

    Detto in altri termini, se io e te ci accordassimo su una serie di questioni e poi senza ridiscutere quanto convenuto uno dei due decidesse di non rispettare l’accordo pattuito, credo che l’inadempiente perderebbe stima, credibilità e fiducia da tutti quelli interessati a fare accordi lui.

    Il mondo delle relazioni e dell’economia, piaccia o no, funziona così.
    GIOVANNI ALBERONI – SEGUE:

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  5. Punto 3) I finti risparmi che finti non sono.

    Non ci sarà un grande risparmio, può essere, ma sarà comunque un risparmio milionario che, anno dopo anno, darà cumulativamente un beneficio notevole alle casse dello Stato.

    Se ai 315 senatori attuali e a quelli futuri continueremo a pagare per i prossimi vent’anni i contributi previdenziali, nuove pensioni in aggiunta a quelle esistenti (pensioni che, grazie alla reversibilità continueranno ad essere pagate anche ai loro famigliari sopravvissuti) non andremo sicuramente verso un finto risparmio.

    Va detto inoltre che se continueremo a versare 315 corposi cedolini mensili da 13.620 euro netti ( 11.120 in caso si approvasse il famoso NON DIMEZZAMENTO penta stellato, pur sempre auspicabile, che prevede una piccola riduzione di 2500 euro mensili pari al 18% del netto percepito ora), e se ci terremo i costi di funzionamento degli Organismi che dovrebbero essere aboliti o ridimensionati (abolizione CNEL – abolizione dei rimborsi ai gruppi parlamentari del senato – riduzione stipendi e abolizione dei rimborsi ai consiglieri regionali, ecc) le cifre in gioco assumeranno anno dopo anno dimensioni MILIARDARIE.

    E questo è un aspetto di grande importanza ma da sempre trascurato e rimosso da chi è abituato a guardare l'oggi e il contingente senza mai proiettare un sguardo sul futuro.
    GIOVANNI ALBERONI – SEGUE:

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  6. Punto 4) dici: “Che legittimazione politica e morale possono avere i membri delle due camere per assumersi la responsabilità di mutare la nostra Carta con una legge elettorale dichiarata incostituzionale.

    Ti sfugge qualcosa - I membri delle due camere che per mille ragioni possono anche non piacerci, essere impresentabili e scelti male, hanno esattamente la legittimazione che è stata conferita loro dalla Costituzione che ti affanni a difendere intatta.

    Ora dato per scontato che nel Bel Paese di bengodi non ci si meraviglia più di nulla, dobbiamo pur prendere atto che la Costituzione non può essere solo sacra, immutabile e totalmente da rispettare quando supporta le nostre opinioni, e sia invece da ignorare o sconfessare platealmente quando dice cose che non condividiamo.

    Caro Alessandro le cose non funzionano cosi. La Costituzione non può avere due pesi e due misure.

    Come ho già avuto modo di segnalarti l’Unico Organismo cui compere il diritto Costituzionale di dichiarare illegittima l’elezione del parlamento in carica è la Consulta.

    E se è vero che in linea di principio la Costituzione non s’interpreta ma si rispetta, è altrettanto vero che i Padri costituenti hanno riconosciuto ai Giudici della Consulta anche l’autorità gerarchica e primaria di emettere la sentenza inappellabile che ha dichiarato illegittima la precedente legge elettorale (il porcellum).

    I Costituenti del 1948 hanno pure messo in conto anche la capacità autonoma dei Giudici di indicare nel merito gli effetti attivi e NON RETROATTIVI della loro insindacabile decisione.

    Orbene la sentenza che citi non è retroattiva e pertanto non esiste un problema di legittimità del Parlamento eletto, come pretenderebbero taluni Costituzionalisti della curva sud.
    Basterebbe andarsi a leggere bene le motivazioni della Consulta.

    "Il principio fondamentale della continuità dello Stato - si legge nelle motivazioni della Consulta- non è un'astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento" e tale principio prevale.

    La sentenza "pertanto - precisa ancora la Consulta – NON TOCCA in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto".
    Più chiaro di così si muore.
    GIOVANNI ALBERONI – SEGUE

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  7. PUNTO 5) Un po' di ironia da altra angolatura.

    L'affermazione "Anche se la riforma non è il massimo, bisogna comunque cambiare la Costituzione perché è troppo tempo che ci si sta provando, senza successo" è quasi come dire: "Ho una moglie bellissima ma, siccome stiamo insieme da 20 anni, ho voglia di tradirla con la prima che passa, anche se palesemente più brutta".

    Punti di vista - Si tratta di capire se la moglie bellissima che vai citando, avesse, dopo 20 anni di convivenza,gradualmente mostrato una serie di inadeguatezze nel suo ruolo di fedele compagna.
    Se ad esempio quella signora ti avesse imposto con sempre maggior frequenza di dormire sul divano imponendoti la doccia con l’acqua fredda per non consumare gas, se nel attempo ti avesse prosciugato il portafoglio facendoti indebitare fino al collo pur di mantenersi(lei bellissima) nuovi vizi e nuovi amanti, e se ignara dei tuoi problemi economici e logistici avesse avuto la pretesa di soggiornare per lunghi periodi in resort a 5-7 stelle, mentre tu eri intento a leggere gli avvisi della banca che ti invitavano a rientrare dallo scoperto, credo che una volontà di cambiamento (modifica del rapporto di convivenza o ricerca di una nuova compagna forse meno bella ma più equilibrata e concreta) avrebbe potuto sorgere anche nei tuoi sempre vulcanici pensieri.

    Ma questo è solo un volo della mia fantasia. In realtà come tutti sanno, non siamo indebitati, non abbiamo regole cavillose e disastrosi appetiti regionali che favoriscono l’aumento delle spese improduttive, non siamo soffocati da una burocrazia ottocentesca che sguazza e prospera nei ricorsi tra Stato e Regioni, e soprattutto non viviamo nell’era della globalizzazione dove tutto si muove e si decide alla velocità della luce.
    Come ti ho già sopra ricordato noi viviamo bene senza il bisogno di cambiare nulla solo perché viviamo in Val Brembana e non abbiamo alcun bisogno di importare le ortiche.
    GIOVANNI ALBERONI -- Ciao e buona serata.

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  8. Ciao Gianni, grazie dei tuoi interventi.
    Ne avevamo già discusso a voce, dunque mi limito ad alcune brevi repliche punto per punto.
    1) L'attuale Senato non presenta alcun problema di forma, se non nella legge elettorale col quale è stato formato: si cambi allora tale legge, evitando di ridurre gli spazi di democrazia come si vuol fare con la riforma (elettorato completamente escluso dalla nomina dei componenti).
    2) Obiezione accoglibile, anche se, come tu mi dici, la Comunità europea in quanto tale non esiste più.
    Resta però il fatto che "ordinamento comunitario" sia un binomio grammaticale più generico di Unione Europea (se domani si formasse la "comunità del sud Europa"?, il dettato costituzionale sarebbe riferibile a questa nuova forma di federazione di stati).
    Resto dell'idea che la Costituzione, in quanto fonte della sovranità dello Stato, debba avere una prevalenza gerarchica verso qualsiasi trattato internazionale, soprattutto in caso di variazione delle condizioni iniziali di stipula (esempio: con una fase avversa del ciclo economico, le regole del Trattato di Maastricht andrebbero ignorate o ripudiate da ogni Governo, nell'interesse dei rispettivi popoli).
    3) 57,7 milioni su un totale di oltre 800 miliardi di spesa pubblica sono una cifra del tutto insignificante, anche nel lungo periodo.
    4) Non parlo di legittimazione giuridica, infatti, ma solo morale e politica.
    5) Nel nostro caso, i problemi che affliggono l'Italia non dipendono nemmeno di striscio dalla Costituzione, ergo non potrebbero essere risolti con un suo cambiamento (stravolgimento).

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