sabato 18 novembre 2017

Comuni e leva finanziaria: tra mercato e prospettive

Meglio evitare di fare debiti oppure sono necessari per lo sviluppo?

Ad una prima occhiata empirica, sembra che la seconda risposta sia quella maggiormente verosimile.
Grandi, medi e piccoli gruppi industriali sono da sempre legati a doppio filo al mercato finanziario, chi tramite la quotazione delle proprie azioni, chi tramite emissioni obbligazionarie o accensione di prestiti e chi entrambe le cose.
Basti pensare alla recente emissione di bond da parte di Esselunga, l'acquisto e il finanziamento/rifinanziamento dell'AC Milan o la futura quotazione in Borsa di Eataly, così come l'intoduzione dei cosiddetti PIR.
I debiti vengono contratti, surrogati, rifinanziati, ristrutturati, trasferiti, ecc.
Potremmo addirittura arrivare ad affermare che, ormai, alcuni attori economici non utilizzano quasi più risorse proprie per effettuare investimenti.
Principalmente, le imprese si indebitano in una prospettiva di futura crescita dei ricavi: aumento della produzione, acquisizione di altre società, espansione aziendale, ecc.
Non di rado, i debiti vengono rimodulati per essere adattati alle esigenze dei sottoscrittori: miglioramento della sostenibilità, riduzione del tasso d'interesse, possibilità di erogazioni di liquidità supplementari, creazione di margine operativo, ecc.
Stesso concetto vale, con le dovute differenze, per gli enti pubblici.
Il principio base del tutto è che non conta tanto la dimensione del debito, quanto la capacità di ripagarlo.

I Comuni, soprattutto quelli di modeste dimensioni, traggono linfa vitale dal mercato dei capitali, vista la scarsa disponibilità di importi elevati nel breve termine.
Gli amministratori locali possono fare ricorso alla leva finanziaria in due modalità: accensione di mutui/emissioni obbligazionarie (molto limitata dai vincoli normativi) o partenariato pubblico privato (finanza di progetto, locazione finanziaria e contratto di disponibilità).
La possibilità di poter impegnare annualmente una determinata quota del bilancio per restituire e remunerare quanto prestato è fattore imprescindibile in questi casi.
Tanto maggiori sono le risorse disponibili sui singoli esercizi destinate a tale compito, tanto maggiore è la capacità di leva.
Assolutamente fondamentale, di conseguenza, è evitare la dispersione dei soldi in impieghi di scarsa utilità, logica o ritorno: si tratta uno dei motivi per cui, ad esempio, ho chiesto ripetutamente di rinegoziare i mutui del Comune di Ponte Dell'Olio, dilazionando le scadenze e riducendo i tassi d'interesse.
Esistono però, come detto prima, tipologie di investimento a debito con saldo neutro (o in attivo), in virtù delle maggiori entrate generate o delle minori uscite prodotte: una qualsiasi operazione che generi un flusso di cassa in grado di coprire gli oneri finanziari costituisce poco più che una partita di giro all'interno del bilancio, con il fondamentale vantaggio che, al termine degli ammortamenti, il debitore si ritrova in possesso di un'attività reale.
Giusto per citare un esempio pratico più volte ripreso: un impianto di illuminazione pubblica a LED realizzato con capitali privati, il cui rimborso viene effettuato a valere sui risparmi di spesa garantiti dall'intervento medesimo, rappresenta il caso-tipo del suddetto schema pratico.
Avere in essere posizioni debitorie per valori anche importanti (se parliamo di Ponte Dell'Olio, superiori al milione di euro) sotto questo tipo di forma, dunque, non può e non deve spaventare.
Nel settore privato, ciò rientra nella normalità: si guardino società come Iren, Ima o FCA, titolari di debiti miliardari, ma tutt'altro che in crisi.
L'unico punto cui prestare particolare attenzione è quello delle garanzie da offrire al creditore, che in quanto controparte è giocoforza portatore di istanze antitetiche.
Il pubblico si trova ovviamente avvantaggiato sotto questo aspetto, potendo disporre dello strumento fiscale quale ultima istanza.
Tuttavia, un ente come il nostro Comune è soggetto assolutamente affidabile per gli investitori al di là del fatto di poter incrementare il prelievo tributario in situazioni emergenziali: ha sempre centrato gli obiettivi del Patto di stabilità, possiede tempi di pagamento brevi (in rapporto ad altre amministrazioni pubbliche) e consegue regolari avanzi di bilancio.
Perchè dunque non approfondire la questione e verificare gli spazi di manovra?
Su quali opere o interventi investire avremmo solo l'imbarazzo della scelta.
L'unico debito pericoloso è quello che non porta sviluppo.

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