martedì 13 ottobre 2015

Fusione dei Comuni e Referendum lombardo - Considerazioni in merito

Sulla fusione dei comuni.

Ho come l'impressione che in Italia vi sia una sorta di "mitologia del grosso e grande".
Vogliamo la moneta grande, vogliamo l'area vasta, vogliamo le macro-regioni, vogliamo l'unione dei comuni, vogliamo la fusione dei comuni, vogliamo l'accorpamento delle piccole e medie imprese, vogliamo la grande industria, vogliamo l'unificazione dei servizi, vogliamo lo stato unico europeo e altro ancora.

Vogliamo tutto grosso e grande, sempre di più.
Secondo quale principio logico noi desideriamo ciò?
A pensarci bene, non lo si comprende.
Forse nemmeno esiste.

La concezione che a dirigere e governare la nostra realtà sia la legge del libero mercato e non quella dello stato di diritto è pura follia e, in quanto tale, deve finire.

Io sono conscio solamente di una cosa: più le istituzioni, i servizi e il lavoro diventano grossi e grandi, più si allontanano dal cittadino e lo riducono a entità numerica, cessando di essere "a misura di persona" ed eliminando la componente del fattore umano.

Oltretutto, riflettiamoci bene sulla fusione dei comuni (Podenzano-Ponte Dell'Olio-Vigolzone, oppure Ponte Dell'Olio-Vigolzone):

- Riteniamo che sia la scelta prioritaria da intraprendere in questo momento storico?
- Siamo davvero così sicuri che, fondendoci ad un altro ente, tutti i nostri problemi si risolverebbero?

Non scordiamoci che le maggiori disponibilità economiche del nuovo comune sarebbero esclusivamente una "condizione necessaria, ma di per sé non sufficiente" alla risoluzione delle nostre criticità.
Innanzitutto, ci sarebbe da vedere CHI sarà chiamato ad amministrare le risorse che entrerebbero e COME costui le spenderà.
L'aspetto più importante, per distacco, sarebbe sicuramente quest'ultimo.

Sul referendum lombardo.

Grazie alla carta stampata sono venuto a sapere della proposta referendaria relativa al passaggio della provincia di Piacenza dalla regione Emilia-Romagna alla regione Lombardia.
Cominciamo facendo una breve premessa: il referendum ha palesemente una colorazione politica, essendo i propositori appartenenti tutti o quasi all'area di centro-destra.
L'Emilia-Romagna è una regione "rossa", governata da tempo immemore dal centro-sinistra.
La Lombardia, invece, è una regione amministrata da tanti anni dal centro-destra.
Ne deduciamo di essere dinanzi una battaglia prettamente ideologica e motivata per lo più dal fatto che quella di Piacenza sia una provincia con la maggioranza dell'elettorato votante per il centro-destra (sicuramente propenso al passaggio da Bologna a Milano).

Tuttavia, passando oltre la connotazione politica del referendum, bisognerebbe porsi due domande sulla questione:

- Alla provincia di Piacenza, per ragioni sociali, economiche e logistiche, converrebbe maggiormente permanere in Emilia-Romagna, oppure traslocare in Lombardia?

- La Regione Lombardia, intesa come istituzione governativa regionale, potrebbe offrire alla provincia di Piacenza più di quanto le ha finora offerto la Regione Emilia-Romagna (anch'essa intesa come istituzione governativa regionale)?

Una volta fornita risposta a tali quesiti, è possibile prendere una decisione.



"Uno degli idoli più comuni è quello di credere che tutto ciò che esiste è naturale esista." A.Gramsci

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