mercoledì 2 dicembre 2015

Buoni Ordinari Comunali

Tutti quanti abbiamo sentito parlare di BOT, BTP, CCT e CTZ, ovvero dei più comunemente detti Titoli di Stato.
Il Ministero del Tesoro, tuttavia, non è l'unica istituzione con facoltà di emettere titoli del debito pubblico.
Comuni, Provincie e Regioni possono fare altrettanto.
Ecco un approfondimento del tema, nello specifico per quanto concerne i Comuni.


I Buoni Ordinari Comunali (BOC) sono nati a seguito della Legge 724/1994 (art. 35 e ss.mm.ii.), in base alla quale viene riconosciuta agli enti locali la facoltà di emettere titoli obbligazionari al portatore con l'unico vincolo che ogni emissione deve essere subordinata alla realizzazione di un'opera pubblica.
Il taglio minimo è compreso tra uno e cinque milioni di euro, mentre le cedole possono essere fisse o variabili.

L'imposta sostitutiva applicata sia agli interessi, sia al capital gain (differenza tra il prezzo di vendita/rimborso e il prezzo di acquisto/emissione) è del 12,50%.
L’emissione deve avvenire alla pari e il rendimento effettivo lordo al momento dell’emissione può essere superiore al massimo di un punto rispetto a quello lordo dei titoli di Stato emessi nel mese precedente.

Ove in tale periodo non vi fossero state emissione della specie, si farà riferimento al rendimento dei titoli di Stato esistenti sul mercato con vita residua più vicina a quella delle obbligazioni da emettere maggiorato di un punto.
L’emissione è anche subordinata a una serie di condizioni: 
a) che gli enti emittenti non si trovino in condizione di dissesto finanziario;
b) che le regioni non abbiano proceduto al ripiano di disavanzi di amministrazione.
Il rimborso deve essere a rate costanti, frazionato durante la vita del prestito.
In pratica, il risparmiatore riceve, in corrispondenza delle date di stacco delle cedole, sia gli interessi, sia una quota del valore nominale investito.
Si noti che la cedola successiva verrà calcolata su un valore nominale inferiore poiché una parte di esso risulta già rimborsata.
La durata deve essere compresa tra 5 e 20 anni.
Tali strumenti non sono assistiti da nessuna garanzia a carico dello Stato, pertanto la legge stabilisce criteri precisi per il rimborso, come la delegazione di pagamento, che danno la massima garanzia ai risparmiatori.
I BOC possono essere quotati in Borsa: è sufficiente che l’ammontare del prestito superi una determinata soglia minima e che le obbligazioni siano collocate tra almeno 200 sottoscrittori. 

Aste BTP di riferimento

BTP a 5 anni (Novembre 2015): 0,37% -----> Quotazione ipotetica BOC: da 0,37% a 1,37%

BTP a 7 anni (Novembre 2015): 0,98% -----> Quotazione ipotetica BOC: da 0,98% a 1,98%

BTP a 10 anni (Novembre 2015) : 1,36% -----> Quotazione ipotetica BOC: da 1,36% a 2,36%

BTP a 15 anni (Ottobre 2015): 1,65% -----> Quotazione ipotetica BOC: 2,65%


Onde facilitare l'esposizione dell'esempio pratico, proiettiamoci in un possibile futuro, configurandoci una congiuntura economica invariata rispetto al 2015.

Ci troviamo nell'anno 2020, Ponte Dell'Olio e Vigolzone hanno effettuato la fusione nel 2017 e sono diventati Pontevigo.
Il nuovo Comune è esente dal Patto di Stabilità interno e beneficia di contributi regionali e statali, disponendo perciò di abbondante liquidità.
Gli amministratori, nel primo triennio, hanno dato precedenza all'estinzione del debito, che ora è azzerato.
Il Sindaco e la sua maggioranza decidono di attuare un investimento per rinnovare interamente l'impianto di illuminazione pubblica con la più moderna tecnologia.
L'importo di spesa previsto è pari a 1 milione di euro.
Invece di procedere all'accensione di un mutuo, il Consiglio Comunale sceglie di emettere Buoni Ordinari Comunali a 10 anni con rendimento dell' 1,40% (decisamente buono per l'ente debitore).
I risparmiatori pontevigolesi, in caso volessero, avrebbero la possibilità di attivarsi presso i rispettivi istituti finanziari e acquistare parte dei BOC emessi, divenendo in tal modo possessori del debito comunale.
Così facendo, questo diventerebbe un debito solo convenzionalmente per i cittadini, i quali non vedrebbero i propri tributi uscire dal circolo economico locale (magari verso le tasche di qualche già abbastanza "grasso" azionista bancario).
Inoltre, se un sottoscrittore, per qualsiasi motivo, volesse disfarsi dei BOC comprati e venderli a un altro soggetto (fisico o giuridico), potrebbe benissimo farlo, in quanti i titoli sono scambiabili.
Infine, il Comune potrebbe disciplinare con apposito regolamento contabile la compensabilità dei BOC con tasse e imposte che egli riscuote, tutelandosi in caso di problemi di solvibilità.

PS: Ovviamente, si tratta di una libera scelta del singolo cittadino e si è consci del fatto che non a tutti viene in mente di investire i risparmi accantonati in titoli obbligazionari.
Tuttavia, nel caso un privato avesse intenzione di far fruttare una frazione del proprio patrimonio liquido, potrebbe considerare anche questa ipotesi, in alternativa al classico conto di deposito.

Nessun commento:

Posta un commento