martedì 29 marzo 2016

Fondersi o non fondersi (?)

Della fusione non sappiamo se sarà conveniente dal punto di vista economico, non conosciamo quanto costerà attivare il nuovo ente, ignoriamo l'organizzazione futura e l'ipotetico fabbisogno del personale, non abbiamo idea dei risparmi che produrrebbe, non siamo a conoscenza dei risvolti futuri per la nostra comunità.
Eppure la vogliamo fare comunque, a prescindere da tutto.
Un processo irreversibile costernato di interrogativi, ovvero di rischi, che però pare sia nei desideri di molte persone.
Si dice che la fusione possa essere la cura ai nostri mali.
E quali sono questi mali?
Ammesso di essere malati, possiamo essere certi che quella indicata sia la medicina giusta?
Proviamo a spostare l'esempio su un altro piano per capire meglio: somministrereste mai a vostro figlio un farmaco di cui non conoscete la composizione chimica e gli effetti che potrebbe avere sul suo organismo?
Mi si lasci almeno il beneficio del dubbio sulla risposta a tale quesito.

I trasferimenti statali e regionali potrebbero far sì che la nostra attenzione si concentri esclusivamente sui primi quindici anni del possibile nuovo Comune, distogliendo il nostro sguardo da ciò che verrà dopo.
Certamente, quindici anni sono un tempo considerevole.
Tuttavia, è altrettanto vero che Ponte Dell'Olio, anche se con nomi diversi (Ponte Albarola), esiste sino dall'anno 1100.
Ci rendiamo pertanto conto che un quindicennio è un periodo temporale decisamente breve se paragonato alla storia.
La nostra comunità continuerà ad esistere per generazioni e generazioni.
Motivo questo che ci impone di gettare lo sguardo più in là dei prossimi quindici anni e di interrogarci con lungimiranza.
Come sarà l'eventuale Comune fuso al termine del sostegno statale e regionale?
Quali problemi dovrà affrontare?
Saranno maggiori o minori rispetto al presente?
La sua grandezza lo renderà in grado di saperli gestire, oppure si rivelerà ininfluente?
Ma soprattutto, se lo Stato centrale superasse le politiche di austerità in favore di politiche espansive, cessando di prelevare liquidità dai bilanci comunali, sarebbe possibile per i nostri due Comuni tornare a fare ciò che è di loro competenza senza bisogno di fondersi: investimenti, manutenzione del patrimonio pubblico e sostegno alla vita della comunità?
D'altro canto, la situazione attuale è legata a doppio filo con l'ambito nazionale e, di conseguenza, non è risolvibile con un'azione mirata esclusivamente sull'aspetto locale.
Ad ogni modo, urge rammentare un fatto: cessata l'era dei contributi, pure il nuovo Comune, a politiche statali invariate, sarebbe soggetto a vincoli e restringimenti di bilancio, divenendo limitato esattamente come lo sono oggigiorno Ponte Dell'Olio e Vigolzone.
A quel punto, cosa avremmo risolto fondendoci?

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