martedì 19 aprile 2016

Fusione e trasferimenti: un pò di numeri

Serie storica (2008-2015) dei trasferimenti statali e regionali ai Comuni di Ponte Dell'Olio e Vigolzone.
I dati sono stati analizzati effettuando una suddivisione tra il primo quadriennio (2008-2011) e il secondo (2012-2015), ovvero fra la situazione antecedente le politiche di austerità (Governo Berlusconi IV) e quella successiva ad esse (Governi Monti, Letta e Renzi).
La fonte è il Sistema Informativo delle Operazione degli Enti Pubblici (SIOPE) della Banca d'Italia.
Il motivo di questa elaborazione è la spiegazione alla mia affermazione (opinabile e discutibile): "Fusione: risposta sbagliata ad un problema vero".
L'obiettivo è promuovere una riflessione su larga scala, alla ricerca del male primario.
Se il problema è lo Stato, la risposta non può e non deve essere la soppressione dei Comuni ma, casomai, il cambiamento dell'istituzione centrale (tramite lo strumento democratico delle elezioni).
Nella tabella che trovate al sottostante indirizzo è possibile notare come i trasferimenti medi del periodo ante austerity siano decisamente superiori a quelli che ci spetterebbero in caso di fusione.
In pratica, sarebbe come se ci restituissero per un certo periodo di tempo qualcosa che era già nostro.
Prima ci hanno tolto risorse, mettendoci in seria difficoltà, poi ce le ridanno (nemmeno tutte), chiedendoci pure di ringraziarli ed essere felici di ciò, a condizione che si rinunci all'ente territoriale più prossimo al cittadino (andando contro al principio di sussidiarietà).

La tabella si trova a questo Link.

Torno a ribadire il nostro essere legati a quadruplo filo con l'ambito nazionale mediante la seguente sintetica considerazione.
Uno Stato sovrano che agisca per l'interesse pubblico integrerebbe i bilanci comunali con maggiori trasferimenti, affinché i Comuni possano arricchire le rispettive comunità.
Logicamente, quanto appena detto non è fattibile per uno Stato privo del suo strumento più importante, ossia la moneta, e costretto a rispettare un vincolo esterno.
Al contrario, egli sarà obbligato a drenare sempre più risorse, onde evitare di incorrere in default.

PS: teniamo sempre a mente che, salvo rare eccezioni, chi è nel PD non può e/o non vuole dire queste cose (si spazia fra ignoranza, malafede e opportunità personale), perché altrimenti andrebbe contro la linea del partito, con ovvie ricadute sulla propria carriera politica e sui rapporti coi vertici.

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